PD BOCCIATO PER UNA MOZIONE PARLAMENTARE RISIBILE


Il
NES Noi Ebrei Socialisti, non più incredulo, assiste a questa nuova provocazione (antisocialista e antilaburista) che si palesa nella mozione parlamentare 1/00302 del PD che ha chiesto al governo di adottare "tutte le iniziative volte a riconoscere la Palestina quale stato democratico (Sic!) e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme capitale condivisa".

Ci domandiamo, in nome di quale certezza si ipotizza che il nuovo Stato di Palestina sia pronto a riconoscere il diritto all'esistenza di Israele, che non ripeta simili disumane aggressioni pur in tempo di non belligeranza? Cosa si vuole intendere per capitale condivisa? Quali sarebbero gli effettivi interlocutori per la pace in questo nuovo assetto geografico-amministrativo? Si smetterà di combattere per una Free Palestine dal fiume al mare? Chi vigilerà sui confini e sui territori contesi? A quale “stato democratico” si fa riferimento e si intende riconoscere?

Nessuna risposta a tutto questo, solo retorica e un vuoto blaterare con antiche parole, “due popoli due stati”, “riconoscimento dello stato palestinese”.

Ci chiediamo, sfiduciati, su quali basi e perché il Partito Democratico chiede il riconoscimento della Palestina, che è una dittatura del terrore? Per accontentare il suo elettorato e guadagnare consensi? In nome di una ideologica “equa proporzionalità”? Per ragioni di sicurezza, come arma antiterrorismo? Per una questione morale? Lo spieghi, il PD, una volta per tutte. Perché il PD continua ambiguamente a mistificare la realtà e a chiedere il riconoscimento di uno stato Palestinese “democratico” che gli stessi Palestinesi non dichiarano di volere?

Su una cosa il PD potrebbe avere ragione. I palestinesi devono avere una autonomia politica. Ci vogliono due stati democratici, lo stato di Israele e uno stato di Palestina. Ma proprio perché su questo potrebbe aver ragione, che senso ha riconoscere uno stato di Palestina quando oggi non esiste un’autonomia palestinese che garantisca la minima democrazia e non c’è democrazia dove sussiste un minimo di autonomia palestinese?

Ma fosse solo questo!

Gaza è un’attuale dimensione politica palestinese: retta da Hamas, è lo “stato” palestinese. E cosa c’è scritto nella Carta costitutiva di Hamas? Ora, in queste condizioni, come si può pensare a uno stato democratico palestinese accanto a Israele? E allora, di cosa stiamo parlando? Il PD ci dica, quale stato di Palestina vorrebbe che l’Italia riconoscesse?

L’unico stato che i palestinesi vorrebbero oggi come oggi è dal fiume al mare, terra vuota di ebrei. Questo vorrebbe Hamas: questo è il vero genocidio che è sul piatto, quello che continuasse il 7 ottobre, fino ad eliminare l’ultimo ebreo. Questo oggi significa riconoscimento dello stato di Palestina.

Per quanto riguarda, poi, il terribile massacro compiuto da Israele, ci meravigliamo che il PD addirittura accetti acriticamente la propaganda di Hamas. Quanta responsabilità ha Hamas per i morti palestinesi? Non era forse Hamas che sparava ai palestinesi che volevano procurarsi i viveri dai camion, salvo poi denunciare Israele?
La verità è che Hamas, lo “stato” di Hamas, vuole il monopolio delle vettovaglie, il controllo della vita di ogni abitante di Gaza e i milioni di dollari non utilizzati per il benessere dei Gazawi. Questo è lo “stato” palestinese oggi, che continua a sparare missili e ingaggia alleati al Nord per continuare l’opera intrapresa con il pogrom del 7 ottobre.

Chiedere unilateralmente il riconoscimento di uno stato tradendo il metodo negoziale, dal quale lo stato deve nascere, è sbagliato; ma chiedere il riconoscimento della Palestina di Hamas è da irresponsabili, alimenta il conflitto, la guerra, la violenza. E, se i primi a fare una semplice richiesta di trattativa per il riconoscimento di uno stato democratico, dando prova di democrazia, dovrebbero essere proprio coloro che lo stato non ce l’hanno, la pressione internazionale “amica” dei palestinesi dovrebbe invitarli, stimolarli, spingerli, costringerli a farsi finalmente carico della responsabilità di una trattativa.

Il percorso che conduce ai due stati è lungo e passa per guerra e dolore. C’è persino chi oggi parla di una prospettiva a tre stati per la regione: Israele e uno stato a Gaza e uno in Cisgiordania (Sergio Della Pergola). Ma il PD non le considera tutte queste cose e con questa mozione, risibile e retorica, non dice nulla di nuovo e fa il gioco dei Propal.

Insomma, non è difficile capire che i riconoscimenti unilaterali dello stato palestinese non risolvono il conflitto e tradiscono lo spirito negoziale da cui necessariamente deve scaturire. Ma ora veniamo a sapere che, contestualmente a questa mozione, fortunatamente bocciata alla Camera, che rischia di gettare ulteriore benzina sul fuoco del conflitto, e che disconosce il valore del negoziato e allinea il PD alle tante errate azioni politiche di una parte della Sinistra europea, proprio il PD intende dedicare a Rabin - uomo simbolo del processo di pace e che per il negoziato perse la vita - uno spazio di approfondimento su Israele e le vicende del Medio Oriente: una ennesima irritante contraddizione, un laboratorio che, se forse può servire a qualcuno a chiarirsi le idee, non sana le evidenti ambiguità del più grande partito della Sinistra italiana e dell’Europa continentale.

PER UNA TRATTATIVA UNILATERALE PERMANENTE (PER LA PACE).

NES Noi Ebrei Socialisti

Data: 2024-07-07
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti

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