NO AL BOICOTTAGGIO DI ISRAELE ALL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
NO AL BOICOTTAGGIO DI ISRAELE
ALL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
NES Noi Ebrei Socialisti difendiamo la lettera del Prof. Cesare Faldini, che pubblichiamo in calce, contro le decisioni del Senato Accademico dell’Università di Bologna. Bloccare i rapporti con Israele e favorire solo le Università palestinesi non è un atto di giustizia. È un errore politico e culturale. La scienza deve unire, non dividere.
Se oggi il Governatore della Regione Emilia Romagna Michele De Pascale celebra il Prof. Faldini quale grande ortopedico di fama internazionale, abbia l'onesta e la coerenza di ascoltarne anche il pensiero scientifico a tutto tondo. Revocare il blocco delle relazioni istituzionali con Israele è un atto di dovuto rispetto verso un uomo che dedica la vita a curare tutti, senza distinzioni.
Il NES chiede alla Regione Emilia-Romagna e all’Università di Bologna di non discriminare Israele nelle relazioni scientifiche, politiche, culturali e di evitare di accrescere e amplificare l'onda di antisemitismo che si è abbattuta in Occidente dopo il 7 ottobre 2023.
Non è con i boicottaggi unilaterali che si può contribuire ad una soluzione del conflitto, ma proprio con la cultura e gli scambi culturali che sono anche gli strumenti per contrastare antisemitismo e razzismo dilagante.
Sono in corso i negoziati in Medio Oriente. Bisogna enfatizzare il tema della Trattiva Culturale e farne un messaggio di comunicazione d’avanguardia e uno strumento di pianificazione, senza doversi misurare con il terrorismo di Hamas, che mina qualsiasi processo sano di convivenza. Quale conseguenza positiva del Patto di Abramo, il NES rilancia ancora una volta la Trattativa Culturale come strumento per la trasformazione del conflitto armato in un confronto culturale, in una visione di pacificazione e benessere fra Islam ed Ebraismo.
NES Noi Ebrei Socialisti
Gherush92 Comitato per i Diritti Umani
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Pubblichiamo di
seguito la Lettera del Prof. Cesare Faldini
Al Magnifico Rettore Università di Bologna
Oggetto: Commento sul documento UniBo sull'escalation militare a Gaza del 17 giugno 2025
Magnifico Rettore:
dopo aver preso visione del documento emesso dal Senato Accademico sulla tragedia di Gaza, come docente di questo Ateneo sento il dovere di scriverle per esprimere alcuni pensieri.
Leggo senza riconoscermi totalmente nel documento dell’Università di Bologna cui mi onoro di appartenere: il Senato Accademico ha espresso sdegno per l’escalation militare a Gaza. Come essere in disaccordo? Ogni guerra fa vittime innocenti e dovrebbe essere fermata; ma il documento definisce anche la collaborazione con gli Atenei Israeliani soggetta a limitazioni e nel finale promuove la collaborazione con gli Atenei Palestinesi auspicando (tra gli altri punti) il riconoscimento dello Stato Palestinese.
E’ giusto che l’Ateneo ponga limitazioni alla collaborazione con una parte e promuova con l’altra? Questa posizione rischia di far percepire la Palestina guidata da Hamas come la parte giusta del conflitto, mentre Israele la parte sbagliata. La formazione dello Stato Palestinese auspicata nel documento del Senato Accademico non è un’idea nuova: proposta nel 1948 dall’ONU, fu accettata dagli Israeliani e non dai Palestinesi, successivamente in tanti anni statisti di altissimo livello (tra cui premi Nobel) non sono riusciti a “trovare la quadra”. L’unica certezza risulta l’oggettiva difficoltà da parte di tutti a identificare oggi quale sia la parte giusta e quale la parte sbagliata.
Il codice etico del nostro Ateneo vietando collaborazioni per lo sviluppo di tecnologie che possano essere usate contro l’uomo è un valido principio universale teoricamente sufficiente a limitare le collaborazioni, ma il documento sottolinea il controllo di questo aspetto solo nei confronti delle Università Israeliane, invece che per tutte le parti in conflitto. Non hanno forse pari dignità studenti, ricercatori e docenti di Stati in guerra tra loro siano essi Israeliani, Palestinesi, Ucraini, Russi etc.? Il Sapere e la ricerca possono essere i valori comuni a tutti i popoli in grado di favorire il dialogo e la pace.
Un Ateneo dovrebbe contribuire a non radicalizzare narrazioni distorte che favoriscano la ricomparsa di pregiudizi del passato di cui sono tappezzati gli striscioni di alcuni gruppi studenteschi. Sarebbe ideale valorizzare la cultura come tratto di unione tra le parti in conflitto, lasciando ad altri l’interpretazione politica della situazione: il ruolo dell’Accademia è unire, non dividere! Inoltre, lo spostamento del conflitto in ambito sociale generato dalla presa di posizione di enti neutrali come gli Atenei, se interpretato con malizia contribuisce ad alimentare luoghi comuni e derive di piazza che rischiano di sfociare in nuovi, odiosi episodi di razzismo: se ne leggono tutti i giorni, purtroppo.
Ho più volte collaborato con accademici di paesi totalitari, facendo prevalere la cultura su tutto il resto: nel 2018 fui invitato come Visiting Professor in tre prestigiosi Atenei in Iran. Ci vai? Mio padre era preoccupato: l’origine ebraica della famiglia è palese sul web, sarà pericoloso? No, basta non essere Israeliani. Così sono andato a Teheran. A lezione senza cravatta (simbolo occidentale) per rispetto della loro cultura, ho apprezzato eccellenti ricercatori accademici dell’Iran di oggi senza pregiudizi generati dalla situazione politica del paese. Non ho dimenticato le foto sui giornali degli impiccati alle gru durante la rivoluzione degli anni settanta, anzi, ricercandole sul web, oltre alle ombre nere e sfocate di allora, ho trovato con orrore immagini in alta definizione di oggi: nella bolgia che sembra un concerto, c’è un ragazzo col cappio al collo tenuto teso dietro l’orecchio da un uomo grosso che sta per impiccarlo davanti alla folla.
Il contributo dell’Accademia, in situazioni tanto drammatiche è promuovere la possibilità ipotetica di far sedere in quell’aula di Teheran tra gli studenti sia il fratello del giovane giustiziato che il figlio del suo boia nel nome della scienza, antidoto alla guerra civile e promotrice di pace sociale. Essere scientificamente inclusivo con la comunità accademica Iraniana e utilizzare la scienza come tratto di unione ha permesso di mettere in secondo piano differenze sociali e religiose, guardando oltre al fatto che in aula non vi erano donne, o che poco distante sorgeva un monumento con la Stella di Davide e l’orologio che va indietro inneggiante alla distruzione di Israele (menomale che da tempo fino al 2040).
Ho insegnato in un programma umanitario chirurgia ortopedica per quasi 10 anni in Eritrea dove è in corso un conflitto ed una pulizia etnica al confine con l’Etiopia: i feriti, arrivavano in ospedale con lesioni di guerra orribili: paziente vittima o paziente carnefice è sempre e solo un uomo da curare: non sta a me giudicare se lotta per la libertà o se contribuisce a reprimerla. Gli studenti ed i medici che imparavano da che parte stavano? Curavano persone, per un accademico ed un medico tanto deve bastare. L’immenso Oscar Scaglietti, durante la seconda guerra mondiale al comando dell’Ospedale militare di Bologna insegnò a curare indistintamente cittadini feriti dai bombardamenti, alleati che stavano liberando l’Italia, partigiani, fascisti e tedeschi delle SS.
Come docente e ricercatore sento il dovere di contribuire alla costruzione di dialogo tra popoli in guerra attraverso la scienza, senza alimentare la narrazione di chi ha ragione e chi ha torto, che rischia di essere di parte. Il dialogo scientifico è una fonte di pacificazione sociale, focalizza l’attenzione su altro rispetto ai conflitti, promuove l’amicizia tra i popoli che è il fondamento della pace.
Per questi motivi, con rammarico, non mi sento rappresentato dal documento del Senato Accademico e farò tutto il possibile per continuare i rapporti di ricerca e didattici con tutti gli Atenei in modo paritario come ho sempre fatto, quindi anche con Israele, sia con i docenti che con gli studenti, nella speranza che la collaborazione scientifica verso tutti indistintamente possa rappresentare un piccolo contributo al sentimento di pace e fratellanza.
Con osservanza
Cesare Faldini
Professore Ordinario Ortopedia e Traumatologia
Università di Bologna
Direttore Dipartimento Patologie Complesse
Direttore 1° Clinica Ortopedica
Istituto Ortopedico Rizzoli
NES Noi Ebrei Socialisti
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Per info scrivi a +39 371 349 8062 (WA) o gherush92@gmail.com
Data: 2025-07-06
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti
Sostengo e condivido pienamente la posizione di mio fratello.
RispondiEliminaNon è sola. Condivido anche io. In questi giorni , il.buon senso è scomparso. Come scriveva Manzoni, sta nascosto per paura del senso comune. Ossequi a Lei e naturalmente al prof. Suo fratello. Ferruccio Parri
EliminaSostengo e condivido le posizioni del Prof. Faldini
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