INTERDIZIONI ISRAELITICHE


Lettera aperta al Rettore dell'Università di Cagliari

NES Noi Ebrei Socialisti
אנחנו יהודים סוציאליסטים

Al Magnifico Rettore
dell'Università degli Studi di Cagliari
Prof. Francesco Mola

Premessa
C’è chi nelle università oggi vive di propaganda antisemita, fa crescere gli studenti nell’inganno e nella menzogna e vigliaccamente usa la calunnia come mezzo di comunicazione e persuasione. False accuse contro gli ebrei determinarono la loro esclusione dalle scuole e dalle università ieri; false accuse determinano il loro boicottaggio dalle università oggi.

L'università di Cagliari rompe con Israele; quella di Palermo la segue: "Interrompete tutti i rapporti di collaborazione con le università israeliane per porre fine all’apartheid e al genocidio dei palestinesi".
Il boicottaggio delle università israeliane altro non è che odio e discriminazione antisemita. Per un Paese che nel 1938 ha emanato e vissuto le leggi razziali ciò che sta succedendo nell’Università è inaccettabile.

Il razzismo e l’antisemitismo non sono un’opinione personale ma una vera e propria “cultura” ben documentata ed elaborata che si basa su false accuse, note e riconoscibili. Gli ebrei non sono una razza, non sono razzisti, deicidi, attori di complotti, di genocidi, di pulizia etnica, di occupazione, di colonialismo, di apartheid; tutte queste false accuse, che sono alla base del boicottaggio delle università israeliane, sono menzogne e costituiscono un’istigazione all’odio e alla violenza verbale e fisica contro gli ebrei ovunque.

L’antisemitismo e il razzismo sono un crimine: fermi subito il boicottaggio delle università!

***

Magnifico Rettore,
le scrive un gruppo formato da insegnanti, storici, professionisti, riuniti sotto la sigla NES, in ebraico “Miracolo”, acronimo di Noi Ebrei Socialisti, i quali prendono atto di quanto pubblicato sul quotidiano La Stampa il 21 gennaio 2024.

Leggiamo che una parte minoritaria degli studenti che frequentano l’Università di Cagliari da Lei diretta ha firmato una richiesta di boicottaggio nei confronti dei servizi formativi israeliani e che a tale richiesta si darà corso.

Non c’è da meravigliarsi, visto che già all’indomani del 7 ottobre, giorno dell’invasione e del massacro subito da Israele, Lei stesso ha preferito dare risposta negativa a quei colleghi che chiedevano di prendere una posizione di sostegno nei confronti di Israele. Certo, perché si trattava di “una situazione particolare, difficile, con una certa complessità internazionale”. Anche nel momento più eclatante, tragico e drammatico nel quale non potevano sussistere dubbi di alcun tipo. Efferatezze assolute, praticate a sangue freddo da un’umanità perversa.

Sa, conosciamo bene l’espressione di quel volto che il passato scuro e traumatico, lungo duemila anni, ci ha mostrato, a fasi alterne, una miriade di volte. E’ un volto arcigno e subdolo che si nutre di sopraffazione, di parole diffamatorie e di falsità ben orchestrate, di propaganda. Il suo nome è antisemitismo, becero, beffardo, odioso antisemitismo che abbiamo creduto superato dalla maturità del pensiero logico, dalla saggezza recuperata dal progresso e dall’acquisizione degli errori commessi. Oggi lo vediamo riaffacciarsi con le stesse modalità, utilizzando un veicolo nuovo, lo Stato d’Israele.

Le motivazioni addotte dagli studenti sono sempre le stesse, ripetute grazie alla scarsa e spesso distorta conoscenza dei fatti, veicolati a senso unico. Altre voci i ragazzi non possono sentirne, interlocutori di diversa estrazione non vengono invitati e al dunque proprio l’Università, luogo d’eccellenza per la crescita culturale, non fornisce gli strumenti adatti ad una preparazione libera e critica.

Lei afferma di non essersi mai recato in Israele. Se l’avesse fatto, avrebbe toccato con mano gli aspetti più veri di questo piccolo Paese che ancora una volta si trova a lottare per la sua esistenza. Un Paese che rispetta la libertà di scelta, di studio, di ambizione di ogni donna; che vede al suo interno il diritto di espressione e di critica; che valorizza le potenzialità delle nuove generazioni e dà loro fiducia nella ricerca, per scoperte e nuove invenzioni; che investe nell’agricoltura e che trasforma in aree verdi le zolle aride del deserto. Un Paese nel quale gli Arabi israeliani vivono le stesse opportunità di ogni altro cittadino, con gli stessi diritti e doveri, fondando partiti politici propri, presenti in Parlamento. Il concetto di apartheid non appartiene ad Israele, che offre un grande esempio di valori civili. Pensi alla perdita che viene inflitta a tutti gli studenti non permettendo loro di fare esperienze importanti come all’Università di Tel Aviv o al Technion di Haifa che si trovano ormai da anni ai primi posti nelle classifiche internazionali.

Purtroppo, invece, il terrorismo praticato dal gruppo di Hamas non offre affatto grandi valori alla gente che governa. Di quale cultura parliamo? Tutto viene fatto solo in funzione e in prospettiva di guerra. E non è il solo, dal momento che in pratica né Hamas né i Paesi Arabi si sono prodigati per la salvaguardia dei loro fratelli. Cosa che si chiede solo a Israele che combatte per estirpare i vigliacchi che si nascondono dietro donne e bambini di cui vogliono la sofferenza senza scrupoli.

Come può l’Università, come può il suo Rettore avallare le richieste dei ragazzi, senza impegnarsi a spiegare l’abominevole significato della parola “genocidio”? Le guerre vanno odiate e evitate, ma c’è chi le fomenta, le provoca, le sfrutta, si fa vittima. Israele ha dovuto affrontare guerre, sopportare attentati, spegnere incendi di foreste, subire missili innumerevoli sulle città e non ci sono state in Europa manifestazioni ululanti, piene di odio e di violenza. Nonostante tutto, Israele ha cercato una pace, sempre rifiutata, ha strappato gli Israeliani da Gaza nel 2005 perché fosse libera di governarsi da sola e il risultato è arrivato al culmine il 7 ottobre 2023.

Egregio Rettore, le domandiamo, quale capacità di discernimento acquisteranno i suoi studenti senza approfondire con mente lucida i fatti reali e continuando a proteggere i tagliagole? Perché, se tengono davvero alla fine del conflitto, non manifestano per un immediato rilascio degli ostaggi e per far fermare anche il lancio dei missili che Hamas continua a perpetrare? Trovino strade diverse, non violente, oneste nei sentimenti e la smettano con i vecchi, logori, stantii slogan dal sapore di pregiudizi che non hanno fondamento. Peraltro, i luoghi deputati alla cultura e soprattutto le Università, dalle quali usciranno i professori, i professionisti e i manager di domani, conducano il sapere in modo ampio, affinché la Storia ne esca più che documentata.

Il boicottaggio verso Israele non aiuta né i Palestinesi a liberarsi di Hamas, né gli Israeliani a ritrovare la fiducia in un vero processo di pace. E men che mai aiuta gli studenti universitari che potrebbero invece conoscere da vicino e giudicare a ragion veduta un Paese che merita di esistere e che è costretto alla guerra mentre desidera e insegue la pace come nessun altro.

NES Noi Ebrei Socialisti

Data: 2024-01-23
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti

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