UN TRISTE COMMENTO SUL PRIDE DI NAPOLI
UN TRISTE COMMENTO
SUL PRIDE DI NAPOLI
Prima hanno cacciato dai cortei le lesbiche e le femministe radicali, contrarie a rivendicare fra i nuovi diritti la maternità surrogata e la Self Id (scegliere cioè la propria identità di genere, quindi presentarsi come ‘donna’ o ‘uomo’, astraendo dalla propria condizione corporea di maschi o femmine); ora, con lo slogan “Al Napoli Pride 2025 nessuno spazio per i Sionisti”, è arrivato il turno delle organizzazioni ebraiche come Magen David Keshet Italia, fischiate con segni di disapprovazione, salvo che non si dichiarassero antisioniste e contro il fantomatico genocidio del popolo palestinese ("No Pride in Genocide"), in piena continuità con la tradizione del potere cristiano, che accettava gli ebrei nello spazio pubblico, sociale e politico, a condizione che questi rinnegassero la propria tradizione ed ebraicità.
Giacché generalmente le minoranze oppresse si comprendono e solidarizzano fra loro, nonostante i disaccordi, viene da chiedersi se chi ha partecipato al Pride con le bandiere della Palestina, come l’Associazione Arrevutamm Pride e Associazione Trans Napoli (ATN), sostenendo che la liberazione queer è inseparabile dalla lotta di liberazione dei popoli oppressi, non abbia “voluto” comprendere cosa è stato il pogrom antisemita del 7 ottobre 2023.
Se condivisibili e apprezzabili sono state le parole del Presidente di Keshet Italia, associazione ebraica queer, dal palco del Napoli Pride: "Il pride è uno spazio comune, un luogo di libertà e di affermazione di tutte le identità, un luogo dove sentirci tutt* unit* con la volontà di cambiare. Un luogo che non deve escludere e dove tutt* dobbiamo sentirci a casa, non un luogo di censura" e se solidale è stato anche il Presidente di Arcigay Napoli che non ha ceduto ai facinorosi slogan del corteo contro i “Sionisti”, purtroppo la verità è che da anni i pride non sono più luoghi inclusivi, ma spazi in cui alcuni gruppi, dietro l’etichetta queer e transfemminista, hanno disinibito la misoginia contro le donne e contro le lesbiche che non condividono determinate richieste; e, mentre sventolano le bandiere palestinesi, fingono di ignorare che a Gaza gli omosessuali sono immediatamente ammazzati da Hamas.
Abbiamo assistito al ritorno di un linguaggio violento e aggressivo, ci siamo addirittura abituate/i a sentir chiamare alcune donne CIS (Cis-gender in opposizione a Trans-gender) e TERF (Trans-Exclusionary Radical Feminist) e oggi scopriamo che l’esclusione e il rifiuto riguarda anche le organizzazioni ebraiche non allineate a slogan tipo "Genocidio del popolo palestinese".
Succede che diverse entità escluse, magari in disaccordo tra di loro, sono oggetto di un nuovo "squadrismo" che al Pride di Napoli si è manifestato senza vergogna con urla e slogan antisemiti, come "fascisti e sionisti tornate nelle fogne", che incitano all’odio e alla violenza nei confronti di chiunque dissenta. In questo caso, alla violenza antisemita.
E così, a poco a poco, mentre covano e avanzano intimidazioni e discriminazioni sotto “l’ardore propal”, si dimentica la quotidiana violenza contro le donne e svanisce persino la lotta contro i femminicidi; e molte donne e molte femministe smettono di partecipare ai Pride delle loro città, stanche di essere diventate assurdo bersaglio di offese e minacce, costrette perfino ad organizzare un servizio d’ordine per garantire la propria incolumità.
A Roma e Napoli è toccato agli ebrei e alle ebree del Magen David Keshet Italia. Ci chiediamo, chi verrà fischiato al prossimo Pride? Sognano un Pride senza femministe, senza ebrei, … senza l'Altro?
NES Noi Ebrei Socialisti
NES Noi Ebrei Socialisti
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Data: 2025-07-08
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti
Trovo il paragone fra ebrei e organizzazioni ebraiche e TERF nei cortei del PRIDE e femministi assolutamente improprio oltre al fatto che chi sarebbero questi “ loro” che sognano Pride e cortei femministi senza ebrei o donne ? Perché nel caso degli ebrei sappiamo che “ loro” sono gli antisemiti ahimè diffusi anche nella sinistra e fra gli organizzatori di alcuni Pride, nell’altro caso immagino siano le persone che in Italia come in Israele pensano che le donne trans sono donne e gli uomini trans sono uomini anche senza andare a controllare loro nelle mutande o peggio ancora nel DNA
RispondiEliminaBuonasera Giorgia, a mio avviso si tratta di richiamare l'importanza di tollerare, all'interno del Pride così come in altri contesti (di sinistra e non), le diverse soggettività, anche quando si è in disaccordo, per motivi reali o presunti, con loro. Così bisognerebbe rispettare la presenza di femministe della differenza, allo stesso modo con cui queste dovrebbero tollerare la presenza di femministe, o altre soggettività queer, che portano altre rivendicazioni/identità, e così via. Poi, ognuno porta avanti le proprie battaglie, sapendosi 'scontrare' dialetticamente, ma senza negare la dignità dell'Altro, riducendolo a "fascista" e "nemico del popolo", secondo la peggior tradizione stalinista che già tante vittime e danni ha fatto nella storia della sinistra italiana e mondiale.
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