DUE MINUTI DI ODIO AL GIORNO



DUE MINUTI DI ODIO AL GIORNO
La Sinistra che non fa teshuvà
A partire dallo sciopero generale dello scorso 22 settembre, abbiamo osservato un cambiamento nei cortei pro Palestina. Sempre più spesso la polizia è costretta a respingere le frange più violente con idranti e lacrimogeni. A Milano, durante la seduta del consiglio comunale che doveva votare un ordine del giorno proposto dal consigliere Carlo Monguzzi per interrompere il gemellaggio tra Milano e Tel Aviv e a Udine, in occasione della partita di calcio Italia-Israele, abbiamo assistito a fenomeni di guerriglia urbana durati fino a tarda notte. La mozione a Milano è stata comunque respinta dalla maggioranza dei consiglieri che intende mantenere l’amicizia storica con la città di Tel Aviv.

Siamo chiaramente di fronte a qualcosa che oltrepassa la richiesta di pace in Medioriente o quella di riconoscere lo stato palestinese.

Ciò a cui assistiamo richiama alla mente i “due minuti di odio” di cui parlava George Orwell nel romanzo 1984. Brevi sessioni collettive quotidiane in cui i cittadini si radunavano di fronte al teleschermo per sfogare un odio intenso contro il nemico designato dal regime, Emmanuel Goldstein. Un ebreo, tanto per cambiare. I cortei pro Pal, coccolati dalla sinistra politica e sindacale (Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli e Landini) hanno esattamente la funzione dei “due minuti d’odio”, rappresentano una valvola di sfogo per l’aggressività di alcuni settori giovanili che gridano “siamo tutti palestinesi” o “intifada fino alla fine”.

Non si va in piazza per chiedere scuole adeguate, università meno care, alloggi a prezzi ragionevoli, si sceglie come nemico lo stato sionista che opprime i poveri del mondo e per questo si urla senza vergogna “fuori i sionisti dall’Università”. Gli operai e i lavoratori del pubblico impiego nelle ultime settimane sono stati invitati a scioperare dai sindacati di Base (USB) e dalla CGIL non per migliorare i salari, rinnovare i contratti scaduti, combattere l’inflazione e il costo della vita sempre più caro, ma per difendere la Flottilla in viaggio verso Gaza con finalità poco chiare.

La responsabilità di chi guida il più grande sindacato italiano è enorme. Inseguendo le scelte dei sindacati di base, la CGIL perderà tessere e consensi e finirà per essere messa ai margini delle contrattazioni aziendali. La classe lavoratrice ha problemi molto seri da risolvere, in quanto è ormai evidente a tutti che il salario non consente più una vita dignitosa. Molte famiglie rinunciano alle cure mediche, alle vacanze, agli studi superiori per i figli e invece di rispondere sui problemi reali, i lavoratori vengono mobilitati sul presunto genocidio a Gaza.

Questa accusa nei confronti di un paese che è stato costretto a condurre per due anni una guerra dolorosa e difficile per liberare i propri cittadini rapiti e tenuti in ostaggio a Gaza e per smantellare l’organizzazione terroristica Hamas, a ben vedere non è nemmeno così nuova come potrebbe sembrare. Nel maggio del 1947 il delegato della Siria alle Nazioni Unite aveva accusato gli ebrei di Palestina, in particolare la Haganà, di aver sterminato la popolazione araba. Questa accusa è riemersa ancora nel 1948, portata avanti dal giornalista francese Maurice Bardèche, di simpatie neonaziste, che sostenne la tesi del genocidio nei confronti degli arabi durante la guerra di indipendenza combattuta da Israele. La stessa calunnia ricorre negli anni, persino alle Nazioni Unite, durante la Conferenza Mondiale contro il Razzismo di Durban del 2001 e ancora negli anni più recenti.

L’accusa di genocidio corrisponde, nelle società secolarizzate dell’Occidente, all’accusa di “deicidio” che le società cristiane muovevano agli ebrei. Questi ultimi erano accusati di avvelenare i pozzi d’acqua, di diffondere la peste, di uccidere i bambini per impadronirsi del sangue, così come oggi vengono accusati di commettere un genocidio e di affamare una popolazione sofferente, i palestinesi. Nonostante la distanza di secoli tra queste due false accuse, ritroviamo lo stesso schema mentale basato sull’esclusione: se un tempo era necessario per il bene di tutti escludere gli ebrei deicidi dallo spazio sociale, oggi occorre escludere Israele dal consesso delle nazioni.

I partiti della Sinistra che appoggiano un simile rovesciamento della realtà in nome dell’antirazzismo e dell’antifascismo invertendo chi teorizza la distruzione di uno stato e un popolo e chi si difende, si prendono una responsabilità gravissima, poiché accuse e slogan sul genocidio e sulla Palestina "libera dal fiume al mare" alludono, anzi, intendono, la richiesta di considerare illegittimo lo Stato di Israele, chiedendone la cancellazione dalle carte geografiche. Proprio come vorrebbe fare Hamas.

Gli esponenti di questi partiti sono convinti – sono ignoranti o in malafede? – che lo stato di Israele nasca come forma di risarcimento rispetto al genocidio della Shoà, tesi ampiamente contestata in ambito storico. E dunque  così ragionano intellettuali e militanti della sinistra  se gli israeliani compiono oggi ciò che hanno subito gli ebrei durante la Shoà, allora quel piccolo Stato mediorientale può essere messo in discussione, perdere di legittimità agli occhi delle nazioni, divenendo l'entità sionista, che più di ogni altro Stato del pianeta rappresenta un pericolo per la pace e la convivenza tra i popoli. Non solo, ma con un perverso atto di sostituzione, si può allora azzerare la memoria della Shoà - di quella vera.

In tutto questo a Gaza continuano le esecuzioni sommarie compiute dai miliziani di Hamas contro oppositori e sospetti collaboratori con Israele. Esecuzioni brutali denunciate dal Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen che ha definito tali azioni crimini efferati e ribadito la necessità di fermare immediatamente la violenza. Eppure non una manifestazione di piazza dei pacifisti pro Pal.

La Sinistra italiana e i suoi leader, che più volte in questi mesi Noi Ebrei Socialisti abbiamo allertato sul pericolo antisemitismo e ammonito sperando in un ravvedimento, che hanno voluto istigare i giovani all’odio razziale nelle scuole, nelle università, nelle piazze, prima o poi dovranno rendere conto e ragione delle loro parole e azioni e prendersi la responsabilità di essere stati cattivi maestri di una generazione di giovani desiderosi di cambiare in senso rivoluzionario la realtà presente.

In questi frangenti, abbiamo notato l’assoluta unilateralità nella copertura mediatica di Israele, oltre alla sproporzione eclatante rispetto ad altri temi come la guerra della Russia in Ucraina (che si svolge dietro le case degli italiani) e gli spaventosi ritardi sociali, economici e politici interni del Paese. Israele è un diversivo utile a deviare l’attenzione dai problemi reali e a mobilitare contro un falso nemico, proprio come descrive Orwell. Ma il regime raccontato da Orwell alla fine è caduto, e questo è il destino di questa finta Sinistra, ignorante e settaria, che rinuncia ai propri valori quando sostiene regimi e sette di fanatici che sono contro la democrazia, la tolleranza, la parità fra i sessi, la diversità di stili di vita, la libertà di opinione.

La crisi è sistemica, mette in pericolo la nostra democrazia che nasce dalle ceneri della Shoà. Si tratta di un antisemitismo ultracentenario e strutturale di una Sinistra che condanna se stessa al fallimento.
Purtroppo, guardando alla storia, non c’è niente di nuovo sotto il sole.

NES Noi Ebrei Socialisti
Gherush92 Comitato per i Diritti Umani (ECOSOC)


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Data: 2025-10-17
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti


Commenti

  1. Stiamo sul culo all'Universo Mondo dalla più remota antichitá pagana fino a oggi e a domani. Facciamocene una ragione. Sopratutto, non caschiamo dal pero ogni volta. Nel particolare, a) il patrio governo israeliano non ha lesionato del suo; b) Le Forze dell'Ordine isolassero mai gli stranoti facinorosi?

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  2. L' unico elemento che unisce la sinistra è Gaza, la difesa e la partecipazione dei cortei pro-pal nei quali si scandiscono slogan per la cancellazione di Israele, l' ostilità contro lo Stato di Israele, l' unico Paese democratico nel Medio Oriente. Si dimentica che Israele fin dalla sua nascita è stata costretta a combattere per la propria sopravvivenza, per poter vivere in pace e difendere i valori della democrazia e della libertà contro la barbarie. Ora che è stato concepito un piano per la pace, i finti pacifisti continuano nelle loro violente manifestazioni perché sono contrari alla pace, che dovrà essere gradualmente ottenuta.La sinistra per riconquistare credibilità deve predisporre quel piano a lungo termine per il Paese che non ha elaborato.

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    1. Scusi ma lei non si è accorto che continuano a sparare, uccidere e scacciare i palestinesi in Cisgiordania e anche a Gaza, ed è lIDF che attacca?

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  3. Purtroppo l’antisionismo incarna oggi l’antisemitismo della sinistra. A poco serve ragionare, richiamare i fatti storici, le “dimenticanze” assurde che riguardano fatti analoghi (Siria, Sudan, Congo e via cantando…), l’importante per la sinistra (almeno quella italiana) è trovare un collante, visto che altri collanti sono spariti. Sono anche convinto che sullo sfondo ci sia un fine politico, raccogliere voti speculando sulle tragedie per le quali concretamente i cortei e gli scioperi nulla possono. Qui entra in ballo la malafede, Landini si immagina sicuramente un futuro di impegno politico dentro il parlamento (nulla da eccepire per altro), AVS sogna di presentare santa Albanese dei pro-PAL alle prossime votazioni, etc. etc.

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