LA NATURA DELLA GUERRA


Hamas ha iniziato una guerra, non allo scopo di vincerla, obiettivo che sa di non poter raggiungere, ma allo scopo di trascinare Israele in una guerra senza fine, in una guerra da combattere non in campo di battaglia, ma in mezzo al popolo, in mezzo a milioni di donne, uomini e bambini, e davanti alle telecamere di tutto il mondo.
Il suo obiettivo non è vincere una battaglia, non è conquistare un territorio, non è depredare qualche ricchezza: il suo obiettivo è mettere in imbarazzo Israele, farlo apparire agli occhi del mondo come un tiranno, un oppressore, un potente dedito a fare strage dei più deboli.
Hamas sapeva che il mondo si sarebbe schierato contro Israele, che l'ONU l'avrebbe condannato, che i giornali l'avrebbero accusato, che movimenti umanitari sarebbero scesi in piazza nei paesi civili per urlare contro Israele e a favore dei suoi assassini.
Per questo Hamas vuole prolungare la guerra all'infinito, per questo non accetta nessuna trattativa, per questo fa perdere tempo ai mediatori con bozze di accordo che non si concretizzano.
Hamas, e con lui i palestinesi, non hanno bisogno di territori, di autonomia, di uno Stato: hanno già il mantenimento da parte dell'ONU. Quello di cui hanno bisogno è perpetuare lo status di profughi speciali - gli unici profughi al mondo con un vitalizio da parte dell'ONU e un ente apposito solo per loro, l'UNRWA.

Il governo di Israele è caduto nella trappola con tutte le scarpe, ha fatto esattamente quello che i suoi nemici volevano. Forse non aveva scelta. O forse sì.

La sostanza è che in 8 mesi Israele ha perso tutto il prestigio che aveva, ha perso molti dei suoi amici, ha perso la possibilità di concludere vantaggiosi accordi con i suoi vicini arabi sunniti, è odiato dai ben intenzionati manifestanti di sinistra, è oggetto di processi internazionali che lo dipingono come il cattivo di turno, ha perso contratti e accordi di cooperazione per la ricerca, ha speso enormi somme per la sua difesa dai missili che lo colpiscono e per le sconfortanti operazioni di terra a Gaza, è scosso da terremoti politici ed eccezionali manifestazioni contro il governo, e si trova in un tunnel senza una via di uscita.

Certamente, nelle sedi dei terroristi all'estero si festeggia.

Israele avrà una lunga e dura china da risalire nelle sue relazioni internazionali, nella sua economia dissestata dalla guerra, nella sua caotica situazione politica, nel ricostruire un rapporto di fiducia tra il governo e i cittadini.

Il NES sarà dalla parte di Israele in quella difficile e lunga opera di ricostruzione. Ma intanto la priorità è finire la guerra, che non può essere terminata né liberando terroristi dalle carceri, né garantendo autonomia, né tanto meno uno Stato indipendente che nessuno vuole, un vuoto slogan buono per l'estero: due popoli, due Stati.

La guerra non può finire per opera di Israele: anche se riuscisse a rendere inoffensivi tutti i terroristi nei territori palestinesi, verrebbe attaccato ancora dall'estero, Libano o altro, o direttamente dall'Iran come è già avvenuto.

La guerra può finire solo se il mondo prenderà coscienza della situazione, nella sua cruda verità e non nella finzione diplomatica o della società civile. Se costringerà l'Iran a cessare l'appoggio ai suoi innumerevoli seguaci e sicari sparsi nella regione.

Nel frattempo, il NES rimane al fianco di Israele, auspicando un cambio di governo secondo i desideri del suo popolo e un cambio di strategia che faccia intravedere finalmente uno spiraglio per uscire dal tunnel. Il NES, richiamando i valori del Socialismo Ebraico, auspica una Trattativa Permanente per la trasformazione del conflitto armato in conflitto culturale, e per giungere ad una alleanza stabile e solidale con i popoli vicini.

Il NES Noi Ebrei Socialisti

Data: 2024-06-18
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti

Commenti

Post popolari in questo blog

IL MANIFESTO - APPELLO DEL NES

L'ANPI PER LA PALESTINA E IL NES PER LA TRATTATIVA, UN'INTERVISTA DI RADIO VENETO UNO

IL RITORNO DEGLI EBREI NELLA TERRA DI ISRAELE. Un documentario