CiNES - LA PAROLA AI GIURATI
UNO STRUMENTO CONTRO IL RAZZISMO
Mercoledì 11 dicembre ore 20,30
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Una discussione su:
IL GIURATO NUMERO 2
di Clint Eastwood, 2024
&
LA PAROLA AI GIURATI
di Sidney Lumet,1957
L’ultimo film di Clint Eastwood, Il giurato numero 2 (Juror #2, 2024), riprende il tema noto di una giuria popolare che si deve esprimere in un processo per omicidio e di un solo giurato che tenta di persuadere gli altri a riformulare il verdetto.
Il film, che pone una serie di interrogativi che riguardano la responsabilità del singolo, il peso della verità, il dilemma tra la propria o altrui salvezza, non offre una soluzione univoca, anzi, ma lascia allo spettatore il peso di un caso di giustizia penale non risolto in modo equo. Nella ricerca dell’unanimità, necessaria nel sistema giuridico americano per decretare il verdetto, sia il giurato che l’avvocato della pubblica accusa si adoperano a proprio vantaggio personale e non per la verità e la giustizia. Le ragioni che stanno dietro il travaglio per un destino avverso, la ricerca della fortuna professionale oppure familiare, nel film volutamente in rilievo, finiscono con il manipolare la giuria (e i suoi pregiudizi), gettando un’ombra sui valori di una Società americana in decadenza, moralmente corrotta, la cui giustizia arriva a dimostrarsi, persino a giustificarsi, “giustamente iniqua”.
Il tema e la trama del film di Eastwood erano stati usati per la prima volta in una piéce teatrale del 1954 (per la tv), poi portata sul palcoscenico a Londra nel 1964 dopo il successo conquistato dal film La parola ai giurati (Twelve Angry Men, di Sidney Lumet del 1957), mantenendo la species teatrale.
Anche qui i giurati sono chiamati ad elaborare un verdetto che sia oltre ogni ragionevole dubbio, al termine di un processo per omicidio. Ma in questo caso la voce discorde e dissenziente del dubbio e della ragione di un solo giurato su dodici, Henry Fonda, chiede alla giuria di riesaminare le prove, senza scopi personali e senza pregiudizio, e persuade gli altri membri della giuria a rivalutare il verdetto di condanna che pesa sul ragazzo di colore accusato di aver ucciso il padre.
Intorno al tema centrale del razzismo, fondamentali questioni etiche emergono in questo vecchio film di altissima qualità, di gran lunga superiore al primo per contenuti e forma: il ruolo centrale del dubbio come strumento esistenziale, politico e giuridico, il valore incondizionato della ricerca della verità, il peso dei pregiudizi e del razzismo nello spettro della società, il drammatico confronto sulla giustizia e il diritto, l’impegno civile contro le discriminazioni.
La responsabilità della scelta tra colpevole oppure innocente che grava sulla giuria non lascia spazio a ragioni estranee al caso, che è emblematico, né a manipolazioni o a suggestioni personali preconcette che infatti irrimediabilmente tutte crollano nel corso della proiezione grazie ai ragionevoli dubbi del protagonista. I giurati sono identificati solo con un numero, proprio per rappresentare la necessità di non inquinare il verdetto con contaminazioni esterne.
La Parola ai Giurati è un film ebraicamente risolto sul razzismo e sul ruolo essenziale della diversità contro le opinioni preconcette e il pensiero unico privo di differenziazione: solo alla fine della versione originale (ma non in quella in italiano !) lo spettatore apprende l’identità del protagonista, un ebreo che nel dubbio dell’innocenza dell’imputato deliberatamente sa chiamarsi “fuori” dai luoghi comuni e dai pregiudizi espressi degli altri giurati, che demolisce insieme alle inevitabili conseguenti iniquità: La vita è nelle mani dei dodici giurati, la morte dell’imputato è nelle loro menti.
Il film è diretto da Sidney Lumet, grande regista statunitense, figlio di emigrati polacchi d’origine ebraica ashkenazita (il padre Baruch era nato a Varsavia), attivi per molti anni allo Yiddish Art Theatre di New York.
NES Noi Ebrei Socialisti
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Data: 2024-12-05
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti
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