RUBRICA LETTERA 22 La parola ai Lettori
Con molto piacere pubblichiamo qui di seguito alcune riflessioni sul nuovo libro di Judy Batalion, "Figlie della Resistenza. La storia dimenticata delle combattenti nei ghetti nazisti " che Ester M. del NES ci ha inviato in occasione del prossimo 25 Aprile, anniversario della Liberazione d'Italia.
Un omaggio alle giovani donne della Resistenza!
FIGLIE DELLA RESISTENZA
Una Recensione: Judy Battalion,
Figlie della Resistenza. La storia dimenticata delle combattenti nei ghetti nazisti, Mondadori.
“Un libro che vibra di orgoglio e rabbia”, “un’epopea che riscrive la storia della Shoah”, è attuale per più di un motivo. Non solo perché parla di una storia rimossa, di cui solo recentemente siamo venuti a conoscenza, ma soprattutto perché tratta di giovani donne, di ragazze, dal sorprendente coraggio, le uniche che furono in grado di mettere in comunicazione i ghetti e le diverse realtà ebraiche e di rompere l’isolamento ebraico imposto dai nazisti. Costoro, muovendosi da un ghetto ad un altro, superando quell’isolamento, tentarono di fare arrivare notizie, cibo, risorse di ogni genere e perfino persone.
Con “Le figlie della Resistenza” si entra nei luoghi più segreti della storia ebraica, si scopre la ricchezza culturale e relazionale della comunità ebraica in Polonia, sia al proprio interno che verso l’esterno. Addirittura, si viene a conoscenza di kibbutzim segreti gestiti da giovani.
Emerge il ruolo dei giovani durante la Shoah. Se molti non seppero neppure della Resistenza, e non solo in ambito ebraico, loro invece capirono prima degli altri il significato di essere considerati "Stuck" dai nazisti – non più persone, ma oggetti e con gli oggetti non si prendono accordi – e così si convinsero che la resistenza armata fosse l’unica risposta possibile.
Per questa incrollabile convinzione si scontrarono ripetutamente con le istituzioni ufficiali della comunità ebraica, e spesso dovettero procedere in segretezza. La vecchia comunità, reduce nel migliore dei casi da anni, anzi secoli, di diplomazia con i governi e con i nemici, credeva ancora nei negoziati; anche mia madre fu vittima di queste vane speranze, scambiata come manodopera schiava per la salvezza della famiglia, che invece fu tutta sterminata.
Consapevoli della necessità di una resistenza armata, ancora più dei giovani maschi, furono le ragazze che fecero da trait d’union fra i ghetti e le varie realtà ebraiche, rompendo l’isolamento su cui i tedeschi facevano affidamento.
A loro, proprio alle ragazze, più difficilmente identificabili, fu possibile tenere aperte e vive le comunicazioni (la circoncisione era dei maschi!). Usando i travestimenti più impensabili, con incredibile temeraria frequenza riuscirono a entrare e uscire dai ghetti, acquisendo così personalmente, grazie alla loro straordinaria mobilità, informazioni complete sulla situazione generale.
Queste coraggiosissime guerrigliere si occuparono di fughe, di aiutare in tutti i modi possibili la popolazione dei ghetti e delle scuole, di reperire i fondi per il cibo e altro, di portare in salvo i bambini, nascosti nei modi più fantasiosi. Trasportavano anche armi, determinate, indomite e pericolose, temutissime dai tedeschi, consapevoli e fortemente motivate, convinte che la resistenza armata fosse l’unica possibilità di contrastare i nazisti.
Organizzarono persino convegni culturali, con la partecipazione di grandi artisti e poeti, e addirittura pubblicazioni clandestine!
Alcune di queste eroiche ragazze, si legge nel libro, sono sopravvissute alla Shoah, e sono arrivate in Israele. E, quindi, la loro preziosa esperienza, che ha contribuito alla nascita dello Stato, non è andata perduta, anche se qui a volte hanno avuto problemi nell’essere comprese. Probabilmente i vecchi disaccordi con chi dirigeva le comunità ebraiche nell’est Europa non furono mai sanati.
Ultimamente abbiamo letto che avvisaglie del 7 ottobre sono state segnalate soprattutto da giovani soldatesse che però proprio per questo motivo, essere ragazze e giovani, sono rimaste inascoltate. La storia si ripete, dunque, ma è il momento di tenere gli occhi aperti, perché le donne sono state spesso le uniche a comprendere e a lottare per migliorare la loro situazione, e anche la situazione di tanti in molti paesi.
Siamo prossimi al 25 aprile. Questo stesso coraggio, che si ritrova nella resistenza ebraica di oggi, il NES Noi Ebrei Socialisti vorrebbe infondere nelle nuove generazioni e soprattutto nelle ragazze, affinché trovino nella Storia della Resistenza al nazifascismo, attiva ed eroica, la forza e l'ardimento per impegnarsi nella vita sociale, culturale e politica in ogni luogo e contesto in cui si trovano a vivere.
Ester M.
NES Noi Ebrei Socialisti
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Data: 2025-04-21
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti
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