UN COMMENTO SULLA PARASHA' DELLA SETTIMANA
Ancora un forte richiamo alla responsabilità, il commento di Yeshayahu Leibowitz su questi due versi della parashà di Ki Tavo: “Oggi tu hai riconosciuto l’Eterno che Lui sarà il Signore per te, per procedere per le Sue vie, per osservare i Suoi statuti, i Suoi precetti e le Sue leggi, per ascoltare la Sua voce. Oggi l’Eterno ti ha riconosciuto per essere per Lui il popolo prediletto, così come ti ha detto, per rispettare tutti i Suoi precetti (Devarim, 26, 17-18).
Il popolo ebraico si distingue fra le genti per il suo rapporto con il Creatore - e, viceversa, del Creatore con Israele - un legame che si realizza con l’impegno a osservare la Legge, gli Statuti, i Precetti. Questo legame, una relazione preziosa, che è stata la causa di terribili persecuzioni nei secoli e ancora oggi è stigmatizzata con pregiudizio, non è una concessione ma un compito grande e difficile; ed è il fondamento dell’ebraismo, l’ambito nel quale il popolo ebraico è chiamato con responsabilità a riconoscersi e, sperabilmente, ad essere riconosciuto nel mondo.
L’interessante commento di Yeshayahu Leibowitz, è tratto dal suo libro “Accepting the Yoke of Heaven: Commentary on the Weekly Torah Portion”, Urim Publications, 2022 (1° edizione 1990). Il libro è una raccolta di brevi saggi sulla lettura settimanale della Torah, basati sui discorsi radiofonici di 15 minuti che l'autore fu incaricato di tenere nel 1985/86 su Galei Zahal, la stazione radio dell'IDF in Israele.
Buona lettura!
NES Noi Ebrei Socialisti
Gherush92 Comitato per Diritti Umani
Yeshayahu Leibowitz
un commento sulla parashà Ki Tavò
In questa imponente parashà, Ki Tavò, che contiene le benedizioni e le maledizioni, il meraviglioso destino futuro e la terribile tochechà, o ammonizione, vorrei soffermarmi solo su due versi. Sono questi due versi che oso considerare come una sorta di chiave per comprendere il principio basilare dell’ebraismo riguardo al rapporto tra Israele e il suo D-o – o, se vogliamo essere molto audaci, tra il D-o di Israele e la Sua nazione. Poiché non possono essere letti qui nell'originale ebraico, userò una delle varie traduzioni inglesi, quella che considero la più appropriata: “Oggi tu hai riconosciuto l’Eterno che Lui sarà il Signore per te, per procedere per le Sue vie, per osservare i Suoi statuti, i Suoi precetti e le Sue leggi, per ascoltare la Sua voce. Oggi l’Eterno ti ha riconosciuto per essere per Lui il popolo prediletto, così come ti ha detto, per rispettare tutti i Suoi precetti (Devarim, 26,17-18)
Innanzitutto, dobbiamo soffermarci sul termine (qui tradotto come "riconoscere") che compare solo una volta nella Torà, nei due versi sopra, con la radice ebraica "AMR" nella coniugazione hiphil. Esistono molte interpretazioni di questo termine, nei commentari tradizionali della Torà così come nelle diverse traduzioni antiche e moderne. La maggior parte dei commentatori e dei traduttori – e mi sembra che anche noi, se leggiamo questi versi senza preconcetti – comprenda che questo termine dice qualcosa sui legami tra D-o e il popolo ebraico. C'è chi lo traduce in termini di scelta, o nel senso di acquisizione (o appropriazione di qualcosa di prezioso), e ho anche sentito, ma non posso giudicarlo, che in arabo esiste una parola con la stessa radice che indica i legami tra uno sposo e la sua sposa. È chiaro che questo significato sarebbe il più appropriato per questi due versi.
Tornando indietro, sembrerebbe che l'uno sia collegato all'altro: oggi hai riconosciuto D-o come tuo D-o, e D-o ti ha riconosciuto come il Suo popolo eletto. C'è un legame causale tra queste due cose? È perché scegliamo D-o come nostro D-o che Lui ci sceglie come Sua nazione prediletta? O potrebbe essere addirittura il contrario: è perché Dio ci sceglie come Suo popolo prediletto che noi abbiamo scelto Lui come nostro Dio? Oppure sono parallele tra loro e non c'è alcun legame causale tra le due?
Ora, se esaminiamo di nuovo i due versi, vedremo che il legame tra loro è molto più profondo di tutte le nostre ipotesi: "Hai scelto D-o oggi come tuo D-o" - e come si realizza questa scelta? Attraverso il fatto che ti sei impegnato a osservare le Sue mitzvot. Questo è il modo in cui ci relazioniamo con D-o. E che dire del secondo verso, "E D-o ti ha scelto oggi come Suo popolo prediletto"? Si potrebbe pensare e ci si aspetterebbe che, proprio come la scelta di Israele si esprime nell'osservanza delle mitzvot, anche la scelta di Israele da parte di D-o si esprima in qualcosa che D-o farà per Israele. Ma cosa afferma qui la Torà? La scelta di Israele da parte di D-o si esprime negli stessi termini della scelta di D-o da parte di Israele: nel fatto che Israele osserva le Sue mitzvot.
Questi due versi non solo non parlano di questioni parallele, né sono due elementi in cui l'uno è causa dell'altro, ma sono una cosa sola. Il rapporto tra D-o e la Sua nazione, e il rapporto tra la nazione e il suo D-o, non sono due cose giustapposte l'una all'altra, ma sono la stessa cosa. Il fatto che il popolo accetti D-o come proprio D-o è il fatto stesso che D-o sceglie questo popolo. Questo è il significato più profondo del concetto degli ebrei come popolo prediletto.
Questa idea trova espressione in uno dei più grandi documenti, forse il più grande e il più elevato che esista riguardo alla fede nell'ebraismo, nella preghiera che (a quanto ho capito) è la più importante di tutte le preghiere, anche se si tende a sottovalutarla, perché viene recitata così frequentemente: la preghiera dell'Alenu, che è il passaggio chiave della preghiera di Rosh Hashanà: "Lodiamo il Signore di tutto e attribuiamo grandezza al Creatore". Perché dobbiamo farlo? È per ciò che ha fatto per noi? No, lo facciamo perché "pieghiamo le ginocchia, ci inchiniamo e Lo ringraziamo". Lo lodiamo perché Lo onoriamo, perché abbiamo il privilegio di servirLo.
È in questo che siamo diversi dalle altre nazioni e "la nostra parte non è quella delle altre nazioni": non perché l'ebreo che osserva la Torà e le mitzvot viva più a lungo di una persona che non le osserva, e non perché godiamo di più della vita; né perché il destino del popolo ebraico, oggettivamente, sia superiore a quello degli altri popoli, ma perché il popolo ebraico serve D-o. Ecco perché la nostra speranza per il futuro "Noi speriamo dunque in te, o Signore nostro D-o..." non parla del futuro del singolo ebreo, né del futuro del popolo ebraico, ma della nostra speranza che il mondo intero riconosca D-o, proprio come il popolo ebraico (almeno il popolo ebraico ideale, non quello reale) riconosce D-o. Questa non è una concessione che ci è stata data, ma un compito grande e difficile che è ci stato prescritto: che D-o è il nostro D-o in quanto Lo riconosciamo come nostro D-o.
(Yeshayahu Leibowitz)
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Data: 2025-09-12
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti
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