IN MEMORIA DI ANNA KULISCIOFF
Collodi si ispirò ad Anna Kuliscioff, vista da giovane nell'aula di tribunale durante un processo, per creare la Fata Turchina del suo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1881-1883), qui in una tavola di Carlo Chiostri per l'edizione del 1909 (inc. Bongini).
In memoria di Anja Moiseevna Rozenstejn
(Anna Kuliscioff)
Il 29 dicembre 1925 moriva a Milano Anna Kuliscioff. Fine intellettuale, poliglotta, medico e filosofa, giornalista, politica impegnata nelle grandi battaglie in favore dei lavoratori, ma soprattutto delle lavoratrici, madre attenta e premurosa, di lei si potrebbero sottolineare molti aspetti di una vita realmente straordinaria e avventurosa come quella di altre ebree russe o polacche, Angelica Balabanoff, Vera Zasulič, Rosa Luxemburg, Sabina Spielrein, che oltrepassarono con coraggio i confini della loro patria, nella seconda metà dell’Ottocento, per studiare, emanciparsi e cambiare in meglio la società.
Haskalà e Tzedakà, educazione e giustizia sociale, paiono essere i pilastri intorno ai quali Anna Kuliscioff ha costruito la sua vita.
Nata in Crimea da una famiglia ebraica di idee liberali fu sempre incoraggiata e sostenuta economicamente dai genitori nel desiderio di studiare. Per questo si stabilì nel 1871 a Zurigo, unica città europea che ammetteva le donne al Politecnico, dove studiò Filosofia. Successivamente, si dedicherà completamente alla politica viaggiando tra la Francia e l’Inghilterra, la Svizzera e l’Italia, insieme ai compagni e alle compagne del movimento anarchico. Subirà arresti e processi e forse anche a causa di queste esperienze, maturerà la decisione di lasciare la strada del ribellismo anarchico per seguire invece quella del socialismo marxista, più incline a condurre battaglie parlamentari per migliorare le condizioni concrete dei ceti popolari. In seguito alla nascita della figlia Andreina e alla rottura con Andrea Costa, nel 1882 fece ritorno in Svizzera, a Berna, questa volta per studiare medicina, studi che concluderà alcuni anni dopo a Napoli, dove il clima risultava migliore per la tubercolosi polmonare che aveva contratto alcuni anni prima durante una lunga detenzione in carcere.
A Napoli conobbe Filippo Turati e dopo la laurea, nel 1887, con una tesi sull’origine batterica delle febbri puerperali, si trasferirà a Milano insieme alla figlia e al nuovo compagno di vita e di militanza politica. Purtroppo, la domanda di lavoro verrà respinta dall’Ospedale maggiore di Milano, e per il resto della vita Anna esercitò con zelo e devozione la professione medica verso persone che il più delle volte non erano in grado di pagare le sue cure. L’appartamento in Galleria Portici Settentrionali 23, proprio di fronte al Duomo, sarà luogo di ritrovo per socialisti e intellettuali, sede della rivista Critica Sociale e, infine, studio medico per donne povere e bambini. Spesso è Anna che suggerisce proposte di legge da presentare alla Camera o articoli per Critica Sociale e l’Avanti!, tanto che alcuni definiscono la Kuliscioff una specie di ghostwriter di Turati. Spesso le biografie si soffermano sull’importanza dei legami affettivi con uomini come Andrea Costa, Carlo Cafiero e Filippo Turati, mentre tralasciano del tutto i profondi legami di amicizia femminile che Anna mantenne per tutta la vita. Ad esempio, l’amicizia con la rivoluzionaria russa Vera Ivanovna Zasulič che nel 1878 aveva ucciso in un attentato il capo della polizia di Pietroburgo Trepov, oppure con le figlie di Cesare Lombroso, soprattutto con Paola Carrara Lombroso che fu un’importante educatrice e scrittrice per l’infanzia. Anna credeva nella solidarietà e nell’amicizia tra donne, indispensabili per conquistare l’emancipazione e la parità nei diritti tra uomo e donna.
Anna non ha mai dimenticato la sua origine e il legame con il popolo ebraico, tanto che in una lettera a Turati del 13 dicembre 1917 (anno della dichiarazione Balfour) polemizza con il discorso tenuto in Parlamento dal primo ministro Orlando che : “quanto alla Palestina non trovò che calde parole per la terra santa del redentore, ma si guardò bene dal fare un minimo accenno al popolo perseguitato quasi in tutta l’Europa, che potrà avere una angolo proprio da rifugiarsi da tutti i pogrom, compreso quello dei rivoluzionari russi”.
Gli ultimi anni sono stati i più duri da sopportare, la marcia su Roma, la violenza squadrista contro le Camere del Lavoro, l’assassinio di Giacomo Matteotti a cui lei e Turati erano particolarmente legati. La sensazione che di giorno in giorno ci si avviava al precipizio era in lei molto chiara, come era anche chiaro che il partito per cui aveva militato non era in grado di reggere lo scontro.
Come ultimo atto, i fascisti attaccarono il corteo funebre, distruggendo le corone di fiori e picchiando molti partecipanti, tra cui lo stesso Turati.
Diversi scritti Anna Kuliscioff ha dedicato al tema dell’emancipazione della donna, approfondendone gli aspetti, storico culturali, economici e politici. A distanza di cento anni dalla morte di una delle figure più importanti del socialismo italiano e del femminismo della prima ondata, legato alle battaglie per il suffragio universale aperto alle donne, le sue parole suonano anticipatrici di un affrancamento della donna nel lavoro, nei diritti e nella società in parte avvenuto, senza che sia ancora superato il profondo conflitto che genera oggi l’orrore della violenza psicologica e fisica, il terrore, fino al delitto di femminicidio.
Il seguente passo è tratto da “Il monopolio dell’uomo”, Conferenza tenuta da A. K. nel Circolo Filologico Milanese, Critica Sociale, 1890:
“… Mi pare quindi, che solo col lavoro equamente retribuito, o retribuito almeno al pari dell’uomo, la donna farà il primo passo avanti ed il più importante, perché soltanto col diventare economicamente indipendente, essa si sottrarrà al parassitismo morale, e potrà conquistare la sua libertà, la sua dignità ed il vero rispetto dell’altro sesso. Credo che soltanto allora le donne avranno la forza morale di non subire più le pressioni del padre, del marito, del fratello, e potranno creare anch’esse, in mezzo al loro sesso, quell’arme potente delle lotte sociali moderne, ch’è l’associazione, per conquistare poi con quest’arme i diritti civili e politici, che sono loro negati come agli uomini interdetti per imbecillità, per pazzia o per delinquenza. Le leggi vigenti infliggono alla donna questa umiliazione atroce, perché non solo gli uomini, ma anche le donne stesse considerano la donna come un’eterna minorenne, ed essa non potrà mai diventare maggiorenne se non quando potrà bastare a sé stessa colla propria intelligenza, le proprie capacità e le proprie forze morali. In America c’è voluto un mezzo secolo di lavoro femminile nell’industria, nell’istruzione pubblica, nelle professioni libere, nessuna esclusa, perché le donne americane ottenessero, non il diritto al voto deliberativo, che si è ottenuto in uno solo degli Stati Uniti, ma soltanto il diritto al voto consultivo nei corpi politici, nelle commissioni legislative e nelle assemblee generali. …”
… E la morale della favola? – E’ breve.
Mi auguro, per il trionfo della causa del mio sesso, solo un po’ meno d’intolleranza dagli uomini ed un po’ più di solidarietà fra le donne. Allora forse si avvererà la profezia del più gran poeta del nostro secolo – Victor Hugo – che presagì alla donna quello che Gladstone presagì all’operaio: che cioè “il secolo XIX sarebbe il secolo della donna”.
(Sta in: Anna Kuliscioff: Scritti, Prefazione di Walter Galbusera, Presidente Fondazione Anna Kuliscioff).
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Data: 2025-12-29
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti



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