ARGINIAMO ISLAMOFOBIA E RAZZISMO



ARGINIAMO ISLAMOFOBIA E RAZZISMO
una deriva pericolosa

Il conflitto fra arabi ed ebrei in medioriente dura da decenni e non trova soluzione. Già nei primi anni del secolo scorso lo scopo dichiarato degli ebrei era l’autoemancipazione e la riedificazione dello Stato di Israele, mentre la determinazione della popolazione araba che faceva parte dell’impero ottomano, poi popolazione arabo-palestinese durante gli anni del Mandato Britannico sulla Palestina, era contrastare la formazione di uno stato ebraico e, più tardi, distruggere lo Stato di Israele.

Proclamato lo Stato d’Israele nel 1948 sulla base del Piano di Spartizione dell’ONU, gli stati arabi circostanti - Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq, Libano ed altri volontari arabi - che avevano rifiutato quel Piano, lo attaccarono all’improvviso. A seguito di quel conflitto, nel corso degli anni, mentre una parte della popolazione araba fuggiva dalla zona di guerra, Israele accoglieva gli ebrei cacciati dai paesi arabi e integrava la popolazione araba, cristiana e musulmana rimasta sul suo territorio.
Solo nel 1964 con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) nacque quella che prese il nome di questione palestinese.

I successivi attacchi da parte araba e le guerre che si sono susseguite, nonché i reiterati fallimenti delle trattative per la pace per mano dei leader palestinesi, dimostrarono una mancata volontà da parte loro di giungere ad un accordo. Per almeno cinque volte gli arabi rifiutarono la proposta di un accordo per due Stati per due popoli (il piano Peel nel 1937; la Risoluzione 181 dell’Onu nel 1947; dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967; con Barak nel 2000; con Olmert nel 2008). Il pogrom del 7 ottobre 2023 segna una crisi profonda, quasi un punto di non ritorno della cosiddetta questione israelopalestinese.

Ora, come comportarsi con una popolazione arabo palestinese i cui leader sono nemici dichiarati, sognano e perseguono la distruzione degli ebrei e dello Stato di Israele? Come agire “ebraicamente”, quando la paura per un futuro incerto si insinua e la sicurezza diviene la priorità assoluta?

Questa violenta situazione, molto triste e difficile da trattare (apparentemente senza soluzioni), ha determinato e alimentato anche una questione specificatamente ebraica, che nulla toglie alle gravi responsabilità dei palestinesi e dei loro sostenitori propal, i quali dovranno finalmente abbandonare l’idea di distruggere Israele e rigettare la propaganda antisemita.

Noi Ebrei Socialisti notiamo da tempo nelle dichiarazioni di personaggi delle istituzioni governative in Israele una deriva “culturale” e politica, che si va accentuando, e che bisogna finalmente guardare con coraggio per contrastarla; una retorica razzista e omicida che ha preso piede nella sostanziale indifferenza di una maggioranza che, pur non condividendone linguaggio e metodi, non riesce oggi a schierarsi apertamente in difesa della popolazione arabo-palestinese quando viene discriminata. Questa retorica intollerante si è diffusa, nonostante gli sforzi di una consistente parte della popolazione israeliana che continua a protestare contro il Governo, a favore della trattativa e per il ritorno a casa dei tanti rapiti da Hamas.

È una situazione che noi riteniamo pericolosa, che ha rinforzato posizioni intransigenti e un fanatismo nazionalista in nome dell’ebraismo, che si manifesta anche grazie all’impunità per chi commette atti di aggressione verso arabi nei territori, e recentemente anche verso cristiani e altre minoranze.

Le gravi responsabilità, oramai sistemiche e strutturali, che gravano sui palestinesi in questa vicenda quasi secolare, non ci sollevano dalle nostre responsabilità di arginare e contrastare forme gratuite di violenza, discriminazione, islamofobia e razzismo.
Guardate sotto questo profilo, le azioni del Governo di Israele sembrano mancare di una prospettiva, al punto che ci andiamo convincendo che l'obiettivo non dichiarato (anzi ormai dichiarato) della guerra sia quello dello spostamento di parte della popolazione palestinese o, addirittura, della sua evacuazione. E se non c’è una esplicita intenzione teorica, esiste tuttavia una “necessità pratica” di risolvere la questione palestinese, dopo decenni di conflitto, che spinge verso soluzioni estreme. Anche palestinesi in Cisgiordania vengono espulsi dalle loro case a causa dell’invasione di avamposti ebraici manifestatamente illegali, finanziati dal governo, che agiscono con violenza tramite furti e distruzione di tubature dell’acqua, provocando danni alle proprietà e altri abusi.
Delle azioni verso una popolazione araba che risiede nei territori sotto il suo controllo, volente o nolente Israele è responsabile.

Ora, quello che molti sembrano non capire, sottovalutando il problema, è che, se queste intenzioni e azioni discriminatorie diventassero una prassi autorizzata, l'aggressività di questi gruppi razzisti, che operano indisturbati, si rivolgerebbe immediatamente contro altre minoranze che essi già minacciano nei loro discorsi deliranti mettendo a rischio la democrazia del Paese.

Parallelamente, anche sui nostri social in Italia, notiamo una crescente deriva che tende a schernire il nemico, perfino con sarcasmo, fomentando indirettamente o addirittura in modo manifesto una deriva islamofobica che è l’antitesi di un buon comportamento ebraico e che non aiuta una causa di rappacificazione. Il razzismo è un crimine, e forme di autoesaltazione con tendenze islamofobiche vanno arginate, ovunque si manifestino.

La responsabilità di questa mala inclinazione, che noi condanniamo, ricade in gran parte su una generale pericolosa deriva a destra e, in Israele, su personaggi politici di estrema destra che oggi ricoprono cariche di Governo. Sono rappresentanti di movimenti reazionari che, in nome della sicurezza, propugnano la guerra ad oltranza come unica soluzione al conflitto e considerano non ebrei e palestinesi come nemici da escludere dai territori israeliani. A questi personaggi indirizziamo i seguenti versi della parashà di Pinchas che abbiamo letto sabato scorso:

[Pur essendo prossimo alla morte] Mosè [si preoccupava ancora del futuro del popolo e ] parlò all’Eterno [chiedendo che gli] rispondesse: “Possa l’Eterno, il Signore [che conosce quanto sono differenti i] pensieri di ogni persona, nominare un uomo [adeguato al compito] a capo della comunità che [in guerra] proceda davanti a loro e che rientri da essa alla loro testa, che [abbia meriti morali tali che] li possa far uscire [in battaglia] e che li possa anche ricondurre [da essa sani e salvi], in modo che la comunità dell’Eterno non sia come un gregge privo di pastore”. L’Eterno disse a Mosè: Persuadi [il fedele servitore che è vicino] a te, Giosuè figlio di Nun, un uomo dotato del sentimento [che richiedi], e trasmettigli la tua autorità [accordandogli in pubblico di avere un portavoce]. Lo farai stare davanti al sacerdote Eleazàr e davanti a tutta la comunità e lo metterai a capo [dei figli di Israele a condizione che li accetti così come sono]. … (Parashà Pinchas 27,15-19).

Noi Ebrei Socialisti auspichiamo un nuovo Governo in Israele che condanni derive razziste e semplicistici programmi di evacuazione e annessione, e torni a coniugare la sicurezza di Israele con le caratteristiche proprie dell’ebraismo e del socialismo.
Noi Ebrei Socialisti ribadiamo con forza che, proprio perché è un paese ebraico, Israele può e deve essere la casa di TUTTI i suoi abitanti, convinti come siamo che Israele è inconcepibile, e non potrà sopravvivere, senza la secolare ricchezza ebraica, che è la valorizzazione della diversità culturale. La Dichiarazione di Indipendenza del 1948 impegna Israele Stato ebraico e democratico ad assicurare “...completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso," e a garantire "libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura...”.

Contro l’antisemitismo, l’islamofobia e ogni forma di razzismo, noi rilanciamo ancora una volta la Trattativa Culturale, uno strumento strategico per liberare gli ostaggi rapiti da Hamas, trasformare il conflitto in atto in posizioni culturali alternative a confronto e avviare un processo di pacificazione.
NES Noi Ebrei Socialisti
Gherush92 Comitato per i Diritti Umani  



NES Noi Ebrei Socialisti


Per leggere Il Manifesto (clicca qui)
Per info scrivi a +39 371 349 8062 (WA) o gherush92@gmail.com


Data: 2025-07-22
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti

Commenti

  1. Bravi, bisogna difendere la legalità contro le derive di estrema destra e cercare di aprire un percorso verso una sistemazione definitiva del conflitto, per quanto ciò oggi sembri impossibile.

    RispondiElimina
  2. Affermazioni intelligenti ed equilibrate .

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

IL MANIFESTO - APPELLO DEL NES

NO AL BOICOTTAGGIO DI ISRAELE ALL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA

L'ANPI PER LA PALESTINA E IL NES PER LA TRATTATIVA, UN'INTERVISTA DI RADIO VENETO UNO