LA TRATTATIVA OLTRE LE FALSE ILLUSIONI E LA PROPAGANDA
L’idea che sia in atto un “genocidio” nei confronti dei palestinesi è riesplosa dopo il 7 ottobre 2023; diffusa dalla propaganda di Hamas, ha trovato terreno fertile nelle sinistre terzomondiste che hanno fatto dei palestinesi i nuovi poveri sfruttati dall’Occidente, “colonizzati” ed espropriati della loro terra. Queste false accuse di colonialismo e di genocidio non sono nuove.
L’accusa di “colonialismo” risale alla metà del secolo scorso, ai tempi della svolta dell’Unione Sovietica. Era ancora fresco il ricordo dell’adesione delle autorità arabe di Palestina alla Germania di Hitler, quando l’URSS sostenne il Piano di spartizione proposto dall’ONU nel 1947 e la nascita dello Stato Israele nel 1948; ma più tardi, durante la guerra fredda, con l’allineamento di Israele dalla parte dell’America, l’Unione Sovietica appoggiò i Paesi arabi, soprattutto nella crisi di Suez del 1956, e s’inventò la teoria di "Israele emanazione dell'imperialismo americano" e di "Israele imperialista” e “colonialista”, dei palestinesi espropriati della loro terra e dei “compagni” palestinesi.
Queste suggestioni segnarono la nascita dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), del Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) e di diverse altre organizzazioni più o meno armate.
Anche la propaganda con l’accusa di “genocidio”, che oggi ricorre martellante nelle pubbliche piazze e nelle università, non è nuova; risale alla guerra del Sei Giorni del 1967 che si concluse con la sconfitta dei Paesi arabi che l'Unione Sovietica aveva sostenuto economicamente e militarmente. Il primo partito in Europa che diffuse questa menzogna, con le attuali conseguenze, fu il Partito Comunista Francese.
Tutte queste accuse, false, persistono nella propaganda antisemita. Sono 80 anni che Israele compie il “genocidio” nonostante il fatto che la popolazione palestinese sia più che decuplicata dal 1948 ad oggi. L'ombra lunga, l'influenza negativa, persistente, dell'accusa del sangue, dal deicidio all'omicidio rituale al genocidio, non si è arrestata.
Ma torniamo alla situazione attuale: oggi a Gaza non c’è nessun genocidio. Non vi è alcuna fonte che riporta questa intenzione, come invece per la Conferenza di Wannsee e per la Costituzione di Hamas o di altre Entità che dichiarano un disegno di eliminazione del popolo ebraico o di distruzione dello Stato di Israele, che poi viene messo in atto.
Esiste, semmai, chi sostiene, fra le frange più estremiste e reazionarie e, per fortuna, minoritarie della società israeliana, una linea ultranazionalista, che promuove un’ideale di “Grande Israele”, basata su autoillusioni e false concezioni che non hanno nulla a che vedere con l’ebraismo e che enfatizzano un piano di discriminazione ai danni dei palestinesi.
Noi Ebrei Socialisti lottiamo con forza contro entrambe queste aberrazioni, contro queste falsità, che provengono da Sinistra e da cosiddetti sionisti di destra.
La nostra idea di Sionismo socialista auspica una collaborazione fra i popoli, riconosce le esigenze e i diritti di quegli arabi palestinesi che vogliono la pace e che sono disponibili a una trattativa risolutiva della questione palestinese.
Quello che noi non accettiamo è che la risposta al pogrom, l'orribile carneficina di Hamas del 7 ottobre, si sia trasformata da guerra difensiva in una guerra brutale, senza un’idea risolutiva che porti alla pace. Il governo di Netanyahu, di Ben Gvir e Smotrich ha fatto male anche al popolo ebraico, non ha salvato molti ostaggi rapiti e non ha soddisfatto le aspettative di sicurezza degli israeliani.
Come sostiene oggi lucidamente Ehud Barak, non si può fare una guerra senza avere una strategia di risoluzione del conflitto; e noi diciamo che non è “ebraica” una guerra di questo tipo. E chi intendesse annettere territori, spostare gente e prolungare un conflitto in nome dell’ebraismo, della Torah e del popolo ebraico rischierebbe di fare di Israele un feticcio, di commettere idolatria. Con le dovute proporzioni, "from the river to the sea" non vale per nessuno. Chi parla in questo modo si illude, specialmente se si evoca come diritto acquisito in nome del Creatore.
Noi Ebrei Socialisti auspichiamo tattiche nuove, asimmetriche, differenziate, multiple, oblique, non frontali, contro un nemico dichiarato che è trasparente, invisibile, fugace, crudele, inflessibile, poliedrico, che ha fatto della propaganda antisemita la sua missione eterna.
Per Noi Ebrei Socialisti, oltre alla difesa ad oltranza grazie ai nostri giovani soldati, contro un siffatto nemico, esiste la Trattativa Culturale che trasformi la guerra in posizioni culturali alternative a confronto, in vista della pace.
Riteniamo una follia che Hamas sia entrato a pieno titolo come un negoziatore istituzionale pari a uno stato sovrano. E ci chiediamo, esiste fra i palestinesi o altrove, qualcuno che si assuma la responsabilità di un impegno per la Trattativa?
"Così dice il Signore degli eserciti: il digiuno del quarto mese (il 17 di Tammuz) e il digiuno del quinto mese (il 9 di Av) e il digiuno del settimo mese (il digiuno di Ghedalià) e il digiuno del decimo mese (il 10 di Tevet) diverranno per la casa di Giuda fonte di gioia e di allegria e ricorrenze buone; ma amate la verità e la pace" (Zaccaria 8, 19).
Noi Ebrei Socialisti
Gherush92 Comitato per i Diritti Umani
NES Noi Ebrei Socialisti
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Per info scrivi a +39 371 349 8062 (WA) o gherush92@gmail.com
Data: 2025-07-13
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti
ra il 16 e 18 settembre 1982 dove eravate? Io a Beirut e voi?
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