UN COMMENTO SULLA PARASHA' DELLA SETTIMANA


Proponiamo l’interessante commento di Yeshayahu Leibowitz alla parashà di Pinchas, tratto dal suo libro “Accepting the Yoke of Heaven: Commentary on the Weekly Torah Portion”, Urim Publications, 2022 (1° edizione 1990). Il libro è una raccolta di brevi saggi sulla lettura settimanale della Torah, basati sui discorsi radiofonici di 15 minuti che l'autore fu incaricato di tenere nel 1985/86 su Galei Zahal, la stazione radio dell'IDF in Israele.

Da una riflessione su Pinchas e sul profeta Elia, entrambi uomini di pace, ha origine il commento di Leibowitz a proposito di chi, senza averne le qualità umane né le caratteristiche etiche, si mostra zelante al punto da arrogarsi il diritto di parlare e agire in nome e per conto di D-o, con conseguenze nefaste e purtroppo molto attuali.

Buona lettura!

NES Noi Ebrei Socialisti


Yeshayahu Leibowitz
un commento sulla parashà di Pinchas

L'inizio della parashà di Pinchas è una diretta continuazione della fine della parashà precedente, Balak: l'affare delle figlie di Moab, con le quali gli Israeliti si prostituivano, e l'adorazione di Pe'or; lo scandalo culminò nell'odioso atto di Zimrì, che oltraggiò in modo irriverente il D-o d'Israele e disprezzò il Suo profeta, Mosè, avendo rapporti sessuali in pubblico. Fu Pinchas, zelante verso D-o, il Suo onore che era stato profanato, che prese la legge nelle sue mani. In altre parole, volle compiere il giudizio di D-o eseguendo lui stesso la punizione contro il sacrilego. Qui, all'inizio della parashà, ci viene detto che per questo a Pinchas e ai suoi discendenti fu concesso un patto di pace con D-o. Colui che nel suo zelo nei confronti di D-o versa sangue umano, è la stessa persona a cui viene concesso il patto di pace di D-o. Da ciò possiamo dedurre che non è permesso a una persona di essere zelante nei confronti di D-o e di attuare misure estreme come queste, a meno che non sia qualcuno che merita di essere un uomo di pace – shalom – che è fedele – shalem – a D-o e all'uomo. Solo se è fedele a D-o e all'uomo gli è permesso di eseguire sentenze contro un trasgressore.

Ora, questa parashà ha un parallelo molto stretto, e ben noto a tutte le generazioni, nella figura del profeta Elia che visse circa 500 o 600 anni dopo Pinchas. Anche lui, nell’essere zelante nei confronti di D-o, uccise i profeti del Ba'al e dell'Asherà. Il parallelo tra questi due eventi e queste due persone è così forte, che non solo l’episodio di Elia è stato adottato come haftarà per la parashà di Pinchas, ma nella tradizione haggadica, i due personaggi coincidono, ed Elia non è altro che Pinchas, che miracolosamente rimase in vita per 500 o 600 anni. Abbiamo una vecchia tradizione secondo cui il profeta Elia è il messaggero di pace, e il passo conclusivo dei Profeti (Malachià 3, 23-24) è un verso sul profeta Elia, che ritornerà e riconcilierà i padri con i figli e i figli con i padri, e porterà la pace tra le generazioni. C'è anche una discussione nella Mishnà che si conclude affermando che Elia verrà a portare la pace nel mondo. Ancora una volta la stessa contraddizione: colui che per il suo zelo nei confronti di D-o uccide, non è altro che il messaggero di pace.

Lo zelo di un uomo per il D-o delle Schiere, che lo porta a commettere la più severa delle azioni, è un argomento problematico sia dal punto di vista etico che religioso. A chi è permesso di essere zelante per conto di D-o? A chi è permesso di arrogarsi il diritto di agire in questo modo? Una Haggadà pone questa domanda con forza in relazione alle gesta di Elia.

Elia uccide i profeti di Ba'al e deve fuggire dall'ira di Jzebel. Fugge nel deserto e ha il privilegio di vedere D-o che non gli appare nel fuoco o nel tuono, ma nel soffio di una voce leggera, e gli chiede: Elia, che cosa ci fai qui? Elia risponde: "Sono fuggito da Israele, perché "sono stato molto zelante nei confronti dell'Eterno, l'Iddio degli Eserciti, perché i figli d'Israele hanno abbandonato il Tuo patto, hanno distrutto i Tuoi altari e hanno ucciso i Tuoi profeti con la spada" (I Melakhim 19:10), e sono dovuto fuggire per salvarmi la vita.” In questo, egli desidera giustificare le azioni che ha intrapreso: "Sono sempre stato zelante verso l’Eterno, il Signore delle Schiere".

D-o risponde a Elia su ogni particolare. Al suo commento che "i figli d'Israele hanno abbandonato il Tuo patto", D-o gli dice: Il patto di chi hanno abbandonato? Era il tuo patto o il Mio? Dopo tutto, non era il tuo patto, e chi ti ha dato il diritto di essere zelante contro coloro che hanno abbandonato il Mio patto? Quanto a "hanno demolito i tuoi altari". D-o gli dice: Hanno demolito i tuoi altari o i miei?” In altre parole: lascia che Io mi prenda cura del Mio onore profanato, e non assumerti l'autorità di essere zelante per Mio conto. E le parole di D-o continuano in modo quasi brutale. Quando Elia dice: "Hanno ucciso i tuoi profeti con la spada", D-o gli risponde: tu sei ancora vivo, sei un profeta e sei vivo, quindi non puoi dire che hanno ucciso tutti i profeti di D-o.

Elia viene quindi squalificato come profeta di Israele. D-o gli dice: Israele non può resistere al tuo zelo. Sei stato zelante a Shittim (questo è un chiaro riferimento a Pinchas, che, secondo la Haggadà, è Elia), e ora sei zelante sul Monte Carmelo. Tu hai versato sangue lì e hai versato sangue qui, nel tuo zelo nei confronti del D-o degli Eserciti. Questo è un atto nobile, ma Israele non può sopravvivere a tale zelo. Perciò Elia deve trovare un'altra persona che sia un profeta su Israele, e cioè Eliseo.

Questo evento ha un significato per tutti i tempi e per tutte le generazioni. Ci sono persone anche oggi che parlano in nome della fede e si arrogano l'autorità di essere zelanti per conto di D-o. E ci si chiede: la loro personalità è tale, e le loro qualità e il loro livello umano ed etico sono tali, da essere uomini degni del patto di pace, salvo che il loro zelo per D-o li ha obbligati a compiere azioni severe? Chiunque abbia queste qualità, che per sua natura ed essenza sia un uomo di pace, che desideri portare la pace nel mondo, solo a quella persona è permesso, in casi estremi, essere zelante per conto di D-o. E se non è una persona che merita un patto di pace, non ha diritto di essere zelante per conto dell’Eterno. Chi è zelante per conto di D-o senza essere adatto a farlo, non è altro che un omicida.
(Yeshayahu Leibowitz)


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Data: 2025-07.17
Autore: NES Noi Ebrei Socialisti 

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